Tokio Hotel: l’Odissea di due fan italiane a Tokyo
“Tu non puoi capire.” è la frase che, almeno una volta nella vita, ogni fan si è trovato a dire.
Che si tratti di un attore, di un cantante, di uno sportivo, di un artista di altro genere. Chi non vive la stessa passione fatica a capire la motivazione interiore che porta a spendere soldi per tanti concerti, aspettare ore e ore al sole o sotto la pioggia, a piangere per una foto, a emozionarsi per poche parole.
“Tu sei fuori di testa.” è la frase che, almeno una volta nella vita, l’amico di un fan si è trovato a dire, strabuzzando gli occhi, ascoltando i racconti delle esperienze di cui sopra – che poi, volendo vedere, sono soltanto le più tranquille.
Probabilmente agli amici di Manola, Clarissa e Caitlin è semplicemente caduta la mascella quando queste hanno annunciato: “Parto per Tokyo per la mia band preferita”. Leggasi Tokio Hotel. La prima visita giapponese della band è stata iperattesa non soltanto dalle fan orientali, ma da quelle di tutto il mondo. Sarà per l’ironia della situazione: i Tokio Hotel finalmente arrivano a Tokyo, quella città di cui avevano adottato il nome vedendola come un obiettivo lontanissimo, quasi irraggiungibile. Sarà per una sorta di orgoglio fannistico: quale fan non vorrebbe essere presente ad una simile tappa nel percorso dei propri idoli?
Seguendo percorsi diversi, le strade delle milanesi Manola e Clarissa e dell’americana Caitlin si sono intersecate nella capitale giapponese. Sono state così carine da raccontarci la loro avventura.
Le italiane e Saki“Non so cosa mi abbia spinto a partire, infatti ho prenotato tutto soltanto una settimana prima dello showcase, perché il mio istinto mi ha suggerito di farlo. Sono partita con l’aspettativa di vederli almeno all’aeroporto o fuori dall’albergo, mi mancava proprio la loro presenza. Le speranze di entrare allo showcase erano veramente minime, e si sono abbassate ulteriormente fino a poche ore prima dell’inizio.” Così dice Manola, 24 anni, che insieme a Clarissa ha preso il volo il 12 Dicembre.”La notte nemmeno ho dormito dall’agitazione. Siamo arrivate a Tokyo alle 9, stanchissime, Clarissa aveva la febbre, ma nonostante tutto abbiamo aspettato lì per l’intero pomeriggio che arrivassero i gemelli. E infatti sono arrivati verso le 18, belli come il sole, sorridenti e contenti. Si sono anche fermati a fare qualche foto e autografo.”I
l giorno dopo si uniscono altre fan dall’Europa: Ginger e Delphine, francesi, Sofie, svedese, e Ioli, greca. Quello che finirà per essere soprannominato European Team.“Si è creato un bel rapporto, Ginger ha anche diviso la camera con noi! E la maggior parte del tempo eravamo in giro insieme.”
Munite di bandiere, le ragazze filano in taxi all’ambasciata tedesca, dove la band ha una conferenza stampa e un incontro con alcune fan. Fanno in tempo a salutarli all’uscita.
Quella seguente sarà “una giornata ‘fail‘ sotto tutti i punti di vista. Decidiamo di andare a Yokohama, dove avrebbero dovuto tenere un’intervista radiofonica. A metà strada fra Tokyo e Yokohama ci arriva un sms da Ioli, che dice che non c’era nulla in programma. Torniamo a Tokyo, cerchiamo di elemosinare degli inviti per lo showcase ma, nonostante le lacrime e gli scongiuri, non ci riusciamo. Proviamo a passare agli studi di MTV ma non c’è nessuno; ci dicono poi che i ragazzi sono a Shibuya, ma non li troviamo.”
Il giorno dopo però è la rivincita.
Manola e Clarissa erano partite da Milano senza inviti per il mini-concerto, riservato alla stampa e a poche fortunate vincitrici di concorsi, che si doveva tenere la sera del 15. Ma non si sono date per vinte. Il 15 si recano alla location, l’Akasaka Blitz, giusto in tempo per salutare Bill che sta entrando; poi tornano verso l’ingresso, sperando di trovare qualcuno con un biglietto in più.
“Vedo una ragazza con in mano un biglietto che dice Tokio Hotel e qualcosa in giapponese. Credendo che stesse vendendo dei biglietti, mi avvicino e glielo chiedo, però anche lei li sta cercando. Circa un’ora dopo, questa ragazza torna da me e mi dice che lei ne ha trovato uno, una fan ne aveva uno in più… Poi mi lascia il biglietto e mi dice di andare in giro con quello in mano come ha fatto lei, in modo che sia più facile per me farmi capire, piuttosto che fermare tutte e chiederglielo in inglese (che lì non sanno quasi per nulla). Dopo un’ora senza risultati, tre ragazze mi si avvicinano…. Una mi chiede se cerco biglietti, le rispondo di sì e lei mi dice che lei e la sua amica hanno un invito per due persone ciascuno, e sono da sole, quindi hanno due posti in più… Non potete immaginare il sollievo e la gioia che ho provato in quel momento: le ho abbracciate con le lacrime agli occhi e chiesto mille volte se stessero scherzando o se ci avrebbero davvero fatte entrare con loro… Loro sono state carinissime, erano contente di aver fatto qualcosa di bello per due pazze italiane venute a Tokyo solo per vedere i Tokio e senza neanche una certezza.”
Saki, la diciottenne giapponese che ha invitato Manola e Clarissa ad entrare con lei e la sua amica, parla così del suo primo incontro faccia a faccia con la band. “Sono una fan solo da un paio di mesi, ma da quando li ho conosco ascolto le loro canzoni tutti i giorni. Vederli è stato un sogno, non capivo se fosse la realtà o la mia immaginazione. Bill era bellissimo, erano tutti molto energici e davvero gentili con le fan. Ero emozionantissima! Mi ci è voluto del tempo per calmarmi.”
Lo showcaseIl Blitz presto si affolla di fan. Vengono proiettati i videoclip in inglese, e dopo una breve introduzione del p
resentatore. parte lo spettacolo. La scaletta prevede
Noise, Human Connect To Human, World Behind My Wall, Screamin’, In Your Shadow, Dogs Unleashed,Automatic, Durch Den Monsun e Darkside Of The Sun. “Ovviamente non mancano i siparietti, come quando Bill presenta la band, definendo Tom ‘il suo fratellino’ e facendo finta di snobbarlo come al solito, o quando se ne esce con ‘Non ci credo: ci chiamiamo Tokio Hotel e in questi giorni stiamo dormendo in un hotel a Tokyo!’”
Alla musica segue una breve intervista, poi tutti a casa.
“Camminando su una nuvoletta, torniamo in albergo, ancora incredule di esserci riuscite e avendo paura che il mattino dopo, svegliandoci, ci saremmo accorte che era stato soltanto un sogno….”
Il giorno dopo i ragazzi ripartono, e anche Manola e Clarissa sono all’aeroporto per salutarli.Poi, finalmente, una meritata giornata turistica per Tokyo.
E un viaggio di ritorno epico, con tre giorni di stallo a Charles de Gaulle, per via della neve che bloccava gli aeroporti.
Difficile scegliere quale sia il ricordo più bello…”
Tutto… dall’essere riuscita a vederli, soprattutto allo showcase, ai momenti passati con le altre, alla vista di Tokyo illuminata dall’alto, che è un incanto. E le giapponesine che ci hanno fatto entrare con loro: ancora non riesco a crederci!”E proprio sulle fan del Sol Levante Manola dice: “All’inizio, mentre aspettavamo i ragazzi all’aeroporto, ci sembrava che alcune ci guardassero malissimo. Poi però il giorno dello showcase ho rivisto quelle stesse ragazze, che si sono dimostrate disponibili e curiose di sapere da dove venissi. Anche durante lo show molte erano curiose di sapere da dove venissimo e se fossimo venute in Giappone solo per i Tokio Hotel. E poi sono sempre sorridenti! L’unica ‘pecca’ è che conoscono poco le canzoni in tedesco.”
“I Tokio Hotel per me sono tutto. Lo so che sembra esagerato, ma mi sono resa conto che io programmo la mia vita a seconda dei loro impegni. Non riesco proprio a fare a meno di loro, ormai loro e la loro musica mi accompagnano da oltre 3 anni e sono la passione più grande che io abbia mai avuto in vita mia. Quando li ascolto mi sento bene, e quando assisto ad un loro concerto mi sento anche meglio. Mi danno emozioni che poche altre cose o persone sono state in grado di darmi, e per questo li ringrazio infinitamente.”
Source : http://www.gingergeneration.it